All’inizio della guerra, a Mosca, le parole avevano cominciato a pesare. Dire “manifestazione” era diventato un rischio concreto. Così, chi scendeva in strada per esprimere dissenso iniziò a usare un altro termine: “passeggiata”.
Una parola semplice, quotidiana, che nascondeva in sé coraggio e paura. È proprio durante una di queste “passeggiate” che nasce la prima illustrazione del libro Da febbraio a febbraio di Varvara Pražka. Un’immagine nata da un impulso vitale: la necessità di esprimere un grido che non poteva essere pronunciato.
«Quando uscivo di casa per le ‘passeggiate’ avevo molta paura racconta l’artista. Ma sentivo che dovevo fare qualcosa. Non potevo rassegnarmi. Così ho iniziato a incidere.»
Linoleografia: la tecnica di un diario visivo contro l'oppressione
Pražka avvertiva il paradosso crescere nelle strade di Mosca: la vita quotidiana continuava come prima: «chi correva al lavoro, chi faceva shopping…», mentre chiunque osasse mostrarsi contrario alla guerra poteva essere fermato. Le manifestazioni furono subito vietate, ma le persone continuarono a esprimere dissenso aggirando i divieti. Se la parola “guerra” non poteva essere scritta né pronunciata, si brandiva un cartello con asterischi o persino un foglio bianco. Anche il foglio bianco diventò sovversivo.
In questo clima di oppressione e senso d’impotenza, l’arte diventa per Varvara una forma di resistenza.
La linoleografia, scelta d’istinto, è per lei la tecnica più adatta: lenta, meditativa, fisica.
«Segno dopo segno, incisione dopo incisione, con calma, in modo monotono, mi aiutava a svuotare la mente», spiega.
È un gesto che la obbliga a rallentare, a trovare un ritmo umano in un tempo che ha smesso di esserlo.
«Forse era una sorta di escapismo, aggiunge. Ma anche se mi facevano male le dita, ricordo un solo pensiero nella testa allora: Devo farlo. Semplicemente devo farlo.»
All’inizio non c’era nessun progetto. Ogni illustrazione nasceva come un atto autonomo, un’esigenza impellente di «esprimere, trasmettere e sostenere chi manifesta, chi è contro, chi non si è rassegnato e non si rassegna ancora oggi.»
Col passare dei mesi, quelle immagini hanno cominciato a comporsi come un diario visivo. Mese dopo mese, da febbraio 2022 a febbraio 2023, l’artista ha raccolto dodici incisioni. Dodici urla silenziose che, insieme, formano una narrazione intima e collettiva.
«Avevo nutrito persino una piccola speranza un po’ superstiziosa che se avessi finito il libro a febbraio, allora anche la guerra sarebbe finita. Ma purtroppo non è andata così.»
Il linguaggio esopico nella letteratura e l’arte russa
In questo contesto di censura e necessità di comunicazione indiretta, nasce anche un elemento centrale del lavoro di Varvara Pražka: l’uso del linguaggio esopico, quel linguaggio allusivo e metaforico che permette di dire ciò che non può essere detto apertamente.
È un linguaggio antico in Russia, nato per aggirare la censura imperiale e poi sovietica, ma che oggi è tornato a essere di un'attualità drammatica. Non è un caso che nell’edizione 2023 del Festival Slavika di Torino, fu organizzata una mostra proprio sul linguaggio esopico, una collettiva che riuniva nove artiste russe e bielorusse tra cui Varvara Pražka.
Nell’Ottocento, lo scrittore satirico M. E. Saltykov-Ščedrin — che coniò l’espressione “linguaggio esopico” — scriveva:
«Sono uno scrittore russo e perciò ho due abitudini servili: la prima è quella di scrivere in modo allegorico, la seconda è quella di tremare. Devo l'abitudine di scrivere in modo allegorico al Dipartimento della Censura pre-riforma. [...] Da un lato sono apparse le allegorie, dall'altro l'arte di comprenderle, l'arte di leggere tra le righe. Si creò uno stile di scrittura particolare, servile, che può essere definito esopico, uno stile che rivelava una notevole abilità nell'inventare riserve, sottintesi, allegorie e altri mezzi ingannevoli.»
Censura come motore metaforico: la visione di Brodskij
Molti critici russi pre-rivoluzionari consideravano il linguaggio esopico un limite estetico, un compromesso che impoveriva l’arte. La storia, tuttavia, dimostrò il contrario: l'uso della metafora si rivelò la possibilità di dire l'indicibile.
Andando oltre questa constatazione, nel 1978, Iosif Brodskij ribaltò del tutto la prospettiva tradizionale:
«Il meccanismo della censura, paradossalmente, può rivelarsi utile alla letteratura. Le norme linguistiche imposte trasformano l’intera popolazione in una massa di lettori. Se c’è censura — e in Russia, Dio sa che ce n’è! — allora bisogna evitarla. E questo spinge verso un linguaggio metaforico ancora più ricco.»
Nel lavoro di Varvara Pražka, il ricorso alla metafora non nasce soltanto dall’intenzione di evitare la censura: nasce dalla consapevolezza che, nell’attuale clima politico, la censura è ormai implacabile. Anche se nei suoi testi e nei suoi disegni non compaiono riferimenti espliciti, il significato è evidente a chi vive in Russia oggi. Lo capiscono tutti, proprio perché condividono lo stesso contesto repressivo. Ed è per questo che il libro non ha potuto essere pubblicato in patria: per un editore sarebbe stato troppo rischioso.
Voce e silenzio: la chiave di lettura di Pražka
Pražka stessa si muove in un equilibrio estremamente delicato: vuole essere compresa, ma senza oltrepassare quel limite oltre il quale l’espressione artistica diventa incriminabile. Questa tensione — tra necessità di proteggersi e desiderio di denuncia — è già annunciata nell’introduzione del libro, dove compone una serie di coppie antitetiche che definiscono l’orizzonte morale del suo lavoro:
«Questo libro parla di amore e sofferenza, è un libro sulla paura e la compassione, un libro sulla voce e il silenzio. Questo libro parla del passare del tempo, della disperazione e della speranza che tutto un giorno possa cambiare.»
Queste parole sono la chiave di lettura dell’intero progetto. Gli opposti convivono senza annullarsi: fragilità e resistenza, paura e desiderio di vita, coraggio. È proprio questa dialettica tra forze contrapposte che rende Da febbraio a febbraio un un documento di resistenza di stringente attualità capace di parlare tanto a chi vive sotto la pressione della censura quanto a chi osserva gli eventi da fuori, riconoscendo nelle sue tavole l’eco di paure, speranze e contraddizioni universali.
La dimensione universale dell'arte di Pražka
Il doppio livello di comunicazione conferisce alle sue opere una natura particolare: per il lettore russo: Il riferimento è immediato, quasi trasparente, basato su un codice culturale condiviso. Invece per l’osservatore esterno: Il libro assume una dimensione universale proprio perché non nomina luoghi, eventi o figure specifiche.
La denuncia non è più soltanto puntuale — l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia — ma diventa un appello più ampio, un invito a riflettere sulla distruzione causata dalle guerre e sulla violenza che l’umanità infligge a se stessa. Appunto, l'artista sintetizza questa condizione di auto-annientamento quando scrive nel libro: «L'uomo uccide l'uomo. L'umanità uccide se stessa». È un messaggio che trascende i confini politici e geografici per diventare un discorso sulla responsabilità collettiva.
Quando parla del suo libro, Pražka ammette:
«Ormai evito per abitudine alcune affermazioni dirette. Anche se vorrei tanto, e senza metafore, dire apertamente ‘No alla guerra’ e ‘Putin è uno stronzo’. Ma vivo qui. È entrato sotto pelle.»
In questo senso, la sua opera si inserisce pienamente nella tradizione russa del linguaggio esopico, oggi profondamente radicata nelle arti visive, che permettono allusione e ambiguità in modo immediato, spesso più efficace della parola.
Linguaggio esopico visivo: simboli e allusioni
Che cos’è il linguaggio esopico nelle arti visive?
È l’uso intenzionale di simboli, metafore, allusioni visive, omissioni o ambiguità per comunicare contenuti che non possono essere detti apertamente.
In Da febbraio a febbraio si manifesta attraverso:
- Simboli nascosti: L’uso di elementi “innocui” ma riconoscibili come il filo spinato, accanto a simboli personali creati dall’artista — il corvo, il cuore, lo specchio — che condensano concetti e sentimenti (Scopri il significato dei simboli di Pražka in questo articolo)
- Scelte cromatiche: Colori che alludono a ciò che non può essere esplicitato: il nero del lutto e dei corvi, il grigio metallico delle armi, il rosso del sangue ma anche dell’amore.
- Scene ambigue: Figure sdraiate a terra, mani legate, occhi spalancati, posture che richiamano violenze non nominate.

Questi elementi costruiscono una comunicazione basata sulla condivisione di un codice culturale: un’intesa tra chi crea e chi guarda.
Molti artisti dell’URSS e dell’Europa dell’Est hanno usato strategie esopiche per sottrarsi alla lettura ideologica ufficiale. Oggi, in paesi dove la libertà d’espressione è limitata, questo linguaggio rimane un dispositivo essenziale.
Per chi desidera approfondire: si veda Martina Napolitano, Lingua e resistenza. Il dissenso russo nella distopia putiniana.
Perché la metafora è naturale nell’arte visiva
L’immagine si presta particolarmente bene al linguaggio esopico perché:
- È polisemica per natura.
- È meno controllabile linguisticamente.
- Consente complicità tra artista e pubblico.
- Sfida la censura: “È solo un paesaggio…”
Come sottolinea Pražka:
«È la metafora il mezzo principale per trasmettere significati attraverso il linguaggio visivo. L'artista interpreta, riflette, rielabora, crea un'opera non copiando la realtà, ma ripensandola, aggiungendo sfumature, esperienze, pensieri.»
Testimonianza e speranza nel febbraio interminabile
Pražka vive ancora a Mosca. Espone dove può: locali, piccole gallerie, spazi informali. Ogni volta che qualcuno riconosce un simbolo, un’allusione, un sentimento, per lei è un momento decisivo:
«È come un segno d’intesa tra spie. Capiamo di essere sulla stessa lunghezza d’onda.»
Da febbraio a febbraio crea legami invisibili, fili sottili tra persone che condividono la stessa paura e la stessa speranza.
Il titolo del libro è il simbolo di un tempo sospeso: un febbraio che non finisce mai. Eppure, nelle sue incisioni, qualcosa continua a battere: il cuore vivo, elemento centrale della sua poetica.
«Nonostante tutto, credo che questo lungo, insopportabile febbraio finirà. E verrà la primavera.»
Da febbraio a febbraio, pubblicato da Modern Times in italiano e francese, è il frutto di un anno di resistenza silenziosa: la testimonianza di una voce che continua a creare.
D.N.
Nota: Tutte le citazioni di Varvara Pražka provengono da un’intervista rilasciata a Modern Times nel marzo 2025, a meno che non sia specificato che provengono dal libro Da febbraio a febbraio.
Wikipedia: https://ru.wikiquote.org/wiki/Русская_литература
I. Brodskij, “ Jazyk — edinstvennyj avangardist” (an interview given to V. Rybakov), Russkaya mysl’ (Paris), No. 3188 (26 January 1978), p. 8. Citato in: Lev Loseff, On the Beneficence of Censorship, Verlag Otto Sagner, München-Berlin-Washington D.C.

