– Vorremmo presentarvi Ania. Ma cos’è, esattamente? Un libro per bambini? Un graphic novel? Un esperimento poetico?
Domanda legittima, ma è difficile rispondere. Preparatevi a essere spiazzati: Ania è tutte queste cose insieme — e nessuna di esse del tutto. È un libro che sfugge a ogni definizione come un’anguilla, scivola da una categoria all’altra, e sembra divertirsi un mondo nel farlo.
È un oggetto strano, meravigliosamente spiazzante e affascinante, che vive in un limbo tra passato e presente, tra poesia e illustrazione, tra sogno e realtà.
– Allora cominciamo dall’inizio: chi è Ania?
Ania è una bambina curiosa, un po' scapestrata e assolutamente insofferente alle regole degli adulti. Ogni volta che qualcuno — il padre, la zia o la sorella maggiore — le dice “non farlo”, lei lo fa. E lo fa in grande!

Sale su un aereo e punta dritto verso lo spazio (facile, no?), salta dentro il cratere di un vulcano (perché no?), si imbarca su una nave per fare il giro del mondo, solletica un leone con una piuma… Queste sono solo alcune delle sue nove avventure, nove piccoli disastri annunciati che sfiorano ogni volta la catastrofe cosmica.
Eppure, incredibilmente, la storia trova sempre un lieto fine.
O quasi. Perché, diciamocelo chiaramente, non sempre Ania ne esce illesa: a volte resta un po’ ammaccata, con qualche pezzo fuori posto o una cucitura visibile. Non viene mai ricomposta alla perfezione, ma riesce sempre — più o meno — a tornare com’era prima.
E questo, a nostro avviso, è già un piccolo, esilarante miracolo.
1. Tra graphic novel e albo illustrato
– Ma di che tipo di libro stiamo parlando?
Ecco, qui cominciano i guai per chi ama le etichette. Non è un albo illustrato classico, ma nemmeno un fumetto nel senso canonico del termine. Ania si colloca esattamente nel mezzo — o meglio, in nessun posto preciso.


Ania è composta da nove poesie, ognuna delle quali è un'avventura. Ogni poesia è un piccolo universo a sé, con un ritmo proprio, situazioni surreali da capogiro, finali imprevisti e un ritorno — più o meno — all’equilibrio.
È un libro che si legge come si ascolta una fiaba ribelle e che si guarda con la stessa intensità di un graphic novel mozzafiato.
2. Tra inizio XX secolo e inizio XXI secolo
– Ma il testo è recente o d’epoca?
Entrambe le cose, e qui arriva la prima vera sorpresa! Il testo risale agli anni Venti del Novecento, e fu scritto da un vescovo polacco di nome Piotr Mańkowski come parodia feroce dei libri moralistici per bambini dell'Ottocento, quelli che miravano a insegnare l’obbedienza e la compostezza.
Ma c’è di più. In quegli anni, una bambina disobbediente era vista molto peggio di un maschio ribelle. Un ragazzino curioso e indipendente veniva definito “coraggioso”, “intraprendente”. Una bambina che faceva la stessa cosa, invece, era “maleducata”, “scostumata”, “da correggere” (terribile, vero?).
Ecco perché Ania è, in modo sorprendentemente moderno, anche un piccolo manifesto femminista ante litteram. La sua disobbedienza non è solo infantile: è un atto di libertà contro le aspettative sociali. Una vera icona.
– Quindi questo libro di cento anni fa parla ancora al presente?
Assolutamente sì! Ania dialoga con il nostro tempo proprio perché nasce dal desiderio di rompere gli schemi. Il suo linguaggio ironico, il tono parodico e la vitalità del personaggio restano attualissimi.
È come se l’autore avesse previsto che un giorno, un secolo dopo, la sua piccola ribelle avrebbe trovato nuovi lettori pronti a capirla e ad amarla.
3. Tra realismo e surrealismo
– Le illustrazioni sono davvero straordinarie. Chi le ha create?
Portano la firma di Trust — pseudonimo di Przemysław Truściński — uno dei più noti fumettisti polacchi contemporanei. Per darvi un’idea, è il creatore grafico del personaggio di The Witcher – Geralt di Rivia!
Il suo stile è immediatamente riconoscibile: un equilibrio perfetto e magistrale tra realismo e immaginazione.

Da un lato, c’è una precisione quasi documentaristica. Trust ha condotto uno studio approfondito su macchine, aerei, navi e altri oggetti d’epoca, osservando modelli e disegni tecnici polacchi dei primi decenni del Novecento. Lo stesso rigore si ritrova nei vestiti, nelle acconciature e nei mobili, perfettamente ricostruiti con grande minuzia.
Eppure, questi dettagli storicamente coerenti vengono inseriti come in un collage fantasmagorico all’interno di scenografie surreali, dove animali e giocattoli sono personificati, a volte sovradimensionati, e tutto fa scivolare la scena nel sogno più folle.
L’effetto è spiazzante, affascinante, ipnotico. Vi ritroverete a non sapere dove finisce la storia e dove inizia l'illustrazione.
4. Tra infanzia e età adulta
– E alla fine, per chi è questo libro? Per bambini o per adulti?
Per entrambi — o, più esattamente, per chi non ha paura di restare eternamente curioso.
A prima vista, Ania sembra un libro per bambini: ha una protagonista infantile, tavole con qualche tocco di colore, un tono da filastrocca e un lieto fine (più o meno) garantito.
Ma chi lo legge da adulto scopre un altro livello, segreto e irresistibile: un’ironia graffiante, una dose di nonsense purissimo, un humour nero intriso di grottesco, capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo.
È come se l’infanzia e l’età adulta si guardassero allo specchio e si confondessero: chi sogna, chi immagina, chi ha paura?
E poi, in fondo, chi decide davvero cosa è “per bambini” e cosa no?
Ania non lo decide. Vive, sbaglia, si ribella, e questo basta.
La sua curiosità è contagiosa come una risata, il suo coraggio commovente.
E la sua disobbedienza — quella sì — è un vero atto poetico dirompente.
5. Tra le righe, una filosofia
– Quindi, se dovessimo riassumere, qual è il messaggio del libro?
Che i limiti esistono per essere messi alla prova e superati con un salto di gioia!

Ogni volta che Ania sente un divieto, lo oltrepassa. Non per capriccio, ma per desiderio viscerale di capire, di sperimentare, di vedere cosa succede “dall’altra parte”.
E anche quando le cose vanno male — quando cade, si ferisce, si scompone — il mondo non la punisce davvero. La ricompone (quasi) interamente, e la rimette in gioco. È una visione della vita pragmatica e ottimista allo stesso tempo: la libertà ha un prezzo, ma vale sempre la pena pagarlo con un paio di sbucciature.
Ogni avventura di Ania mostra come avere coraggio, aprirsi al mondo e non rinchiudersi nelle proprie sicurezze.
6. Un libro senza etichette
– Quindi possiamo dire che Ania è un libro inclassificabile.
Esattamente! Non appartiene a nessun genere preciso, e questa è la sua assoluta, incredibile forza.
Sta tra il graphic novel e l’albo illustrato, tra l’inizio del XX secolo e il XXI, tra il realismo e il surreale, tra l’infanzia e l’età adulta.
È un libro di confine — o meglio, un libro che trasforma i confini in possibilità inattese.

In un’epoca in cui tutto dev’essere catalogato, etichettato, inserito in una categoria, Ania ci ricorda che esistono opere che non vogliono essere chiuse in una scatola. E forse è proprio per questo che ci affascinano tanto.
– E alla fine, cosa resta di Ania?
Resta il suo spirito indomabile. Quello di una bambina che disobbedisce non per sfida, ma per curiosità pura, per fame di vita.
Uno spirito che ci parla ancora oggi, e che ci invita — grandi o piccoli che siamo — a guardare il mondo con occhi spalancati e zero timori.
Perché, come Ania, anche noi possiamo scoprire che la disobbedienza è una forma di conoscenza e, soprattutto, il modo più divertente per crescere (o restare giovani dentro)!
D.N.

